Una piccola, semplice spiegazione. Una favola.

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di Andrea Peinetti

C’era una volta un Re.

Come tutti i Re, doveva sostenere molte spese per gestire il suo regno.

E come tutti i governi, per sostenerle richiedeva tasse ai suoi cittadini.

Ne impose talmente tante, che il popolo cominciò a rumoreggiare, e questo al Re non piaceva.

Ma quello che lo fece veramente arrabbiare, fu quando il Gran Ciambellano venne a riferirgli che le casse del reame erano vuote e che era necessario trovare nuovi modi per riempirle.

Quel giorno il palazzo reale echeggiò di urla altissime, e si videro i dignitari di corte correre zampettando da una sala all’altra per sfuggire alla furia del monarca.

Tutti i ministri, i burocrati e i funzionari vennero convocati dal Re e si riunirono nella grande Sala del Consiglio per spiegare i motivi per cui le casse reali erano vuote e per trovare un modo per riempirle di nuovo.

Cominciò a parlare il Ministro della Guerra, che spiegò come l’esercito fosse in gravi difficoltà per aver rinunciato a rinnovare gli armamenti e ad addestrare nuove reclute; che le risorse del suo ministero dovevano essere aumentate, a discapito ad esempio di ministeri inutili come quelli della Cultura  o della Salute.

Il Ministro della Cultura si inalberò sentendo una simile dichiarazione e spiegò con un discorso lunghissimo (che molti persero addormentandosi) che togliere denaro ai poeti, ai musici e ai teatranti avrebbe significato l’impossibilità per il Re di tenere festini magnificenti, sfigurando rispetto alle altre Case Regnanti e rischiando per questo di svalutare il Re stesso e la sua autorevolezza.

Ancor di più si imbufalì il Ministro della Salute. Come prevenire le emicranie della Regina, in qual modo sostenere le anemiche principesse se venivano tolte le minime risorse per mantenere medici e sapienti in grado di studiare la Scienza Medica?

E così fu per ogni ministro, per ogni burocrate, per ogni funzionario. Tutti spiegarono che era necessario togliere agli altri ed aumentare le proprie prebende.

Peggio ancora fu quando si cercò di trovare un rimedio per aumentare le tasse e il denaro nelle casse dello stato.

Ci fu chi propose di aumentare il costo del grano, ma venne bocciato perché il popolo era già alla fame e si sarebbe rischiata la rivolta.

Altri proposero di chiedere più della decima sui raccolti, ma l’inverno era alle porte e troppi contadini sarebbero morti di fame; e i contadini dovevano diventare soldati per la campagna della primavera successiva..

Insomma, non se ne veniva a capo.

Il Re, dopo averli ascoltati tutti, disperato, volse la testa e vide Bertoldo. E gli venne l’idea di chiedere a lui se riusciva a capire come mai continuando ad aumentare le tasse, i soldi a disposizione diminuivano.

Bertoldo gli rispose: “Mio Sire, la risposta è facile. E te lo posso dimostrare, se mi permetterai di farlo.”

Il Re, stupito, disse: “Avanti, dimostramelo. Ma se è uno scherzo, ti farò tagliare la testa”.

Al che Bertoldo, un poco intimidito: “Mio Sire, nelle tue ghiacciaie in fondo al Castello conservi il ghiaccio per i gelati delle principessine. Fattene portare un blocco e ti dimostrerò perché le casse del regno saranno sempre vuote”.

Il Re era ormai più incuriosito che arrabbiato ed ordinò di portare quanto richiesto.

Quando il blocco fu appoggiato sul tavolo di fronte al Re, Bertoldo disse: “Sire, ora prendi il blocco e dallo al Gran Ciambellano. che è seduto subito alla tua destra. E chiedi a lui di fare altrettanto, con il Ministro della Cultura, che è di fianco a lui. E così via per tutti i ministri, i burocrati e funzionari”

Non molto convinto, il Re fece quanto Bertoldo chiedeva. Ed il ghiaccio cominciò un viaggio intorno alla tavola, passando di mano in mano e cominciando a sciogliersi un poco ad ogni passaggio.

Al termine del giro, tornò di fronte al Re. Ma non era più l’imponente cubo che era partito. Era solo più un piccolo blocchetto che si poteva tenere tutto nel palmo della mano e che ben presto si sarebbe disciolto sparendo del tutto.

Tutti avevano capito il significato di ciò che era successo ed un silenzio imbarazzato era sceso nella sala.

Solo Bertoldo, sorridendo, osò rivolgersi al suo Re e disse “Mio Sire, ora sapete perché è inutile strozzare i vostri concittadini con tasse soffocanti. E forse Sua Signoria vorrà avere la bontà di considerare che, al contrario, lasciare più liberi i contadini potrebbe significare avere cittadini più forti fisicamente e più disposti a lottare per la causa del loro Re”.

………..

Questa è una favola, per di più molto lontana del tempo.

Per fortuna oggi non abbiamo più un Re e una corte che spende senza controllo.

Non abbiamo più un numero sproporzionato di ministri, burocrati e funzionari.

E purtroppo, non abbiamo più un Bertoldo. E neanche un blocco di ghiaccio.

 

 

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