Proseguiamo con la pubblicazione delle interviste sul tema della “raccolta firme” – “cambiamento o continuità”, con la seconda parte dell’intervista cui si è gentilmente prestato il dott. Igor Boni, noto militante del Partito Radicale, presidente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.
La prima parte l’avevamo pubblicata la settimana scorsa.
… seconda parte …
8 La struttura ed il sistema della rappresentanza che abbiamo ereditato dal dopoguerra non sono più degli individui ma, ed il sistema della “raccolta firme” docet, filtrata attraverso potenti ed anonime associazioni che organizzano le elezioni e ricevono una “delega in bianco” dagli elettori.
La crisi dello “Stato dei partiti” purtuttavia non è riuscita ancora a scalfire tale prassi perché?
Abbiamo denunciato per anni la partitocrazia. Oggi siamo arrivati al paradosso che esiste una partitocrazia senza partiti che è peggiore della precedente perché è ancor più difficile individuare responsabilità. Occorrerebbe ripartire da che cosa sono o dovrebbero essere i partiti per la nostra costituzione e dall’assunto della nostra Carta che prevede che “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”. Difficile dire perché non si sia trovata ancora una nuova strada; io ritengo che votare le persone (uninominale e maggioritario) e non i partiti (proporzionale e preferenze) sarebbe un enorme passo avanti anche in questo senso.
9 “Prima di tutto spetta ai cittadini – elettori scegliere i parlamentari perché solo così torneranno a sentirsi davvero rappresentati, tutto il resto segue. Nel momento in cui, in #Parlamento, ci si sta rimettendo al lavoro sulla legge elettorale, credo che sia un promemoria necessario e prezioso” sono le parole pacate ed equilibrate del direttore del quotidiano Avvenire dott. Marco Tarquinio.
Noi dovremmo aggiungere … purché abbiano raccolto le firme! Perchè altrimenti per il #cittadino – #elettore non se ne fa nulla.
Non posso che sottoscrivere.
10 E’ possibile riuscire ancora a “spiegare” la ratio della previsione di un numero minimo di sottoscrittori per presentare una lista allo scopo di evitare una proliferazione di liste che non gioverebbe alla chiarezza della competizione elettorale “poiché non verrebbe assicurata la loro credibilità e affidabilità”.
Perché una “delega in bianco” ad una coalizione di persone / partiti e simboli che si riunisce soltanto ed esclusivamente in vista della competizione elettorale quale chiarezza dovrebbe … suggerire?
Io credo che occorrerebbe aprire totalmente le maglie della raccolta firme ampliando di gran lunga il novero degli autenticatori, magari seguendo il modello delle delibere di iniziativa popolare del comune di Torino dove garantiscono i presentatori della delibera sulla raccolta corretta delle sottoscrizioni (e ne rispondono) e ampliando la possibilità di firma anche attraverso le nuove tecnologie, che in merito alla raccolta firme non hanno prodotto per ora alcun miglioramento o facilitazione. Su questo proponiamo da mesi al Governo il cosiddetto “Referendum act” che ha proprio questo obiettivo da raggiungere per tutte le tipologie di raccolta firme dei cittadini: referendum, proposte di legge di iniziativa popolare, raccolta firme per le liste elettorali. http://www.radicali.it/campagne/referendum-act-raccogliere-800-mila-firme-sara-impossibile/
11 Alcuni disegni di legge o proposte di legge degli ultimi anni affrontano il nodo della “raccolta #firme” nella ricerca di formule atte a “estendere” l’orizzonte di coloro che possono “autenticare” le firme (la variegata messe di soggetti autenticatori viene affermato in un disegno di legge in Senato).
Nessuno pare affrontare il problema della “raccolta firme” nella sua ragion d’essere, affrontando gli aspetti problematici che invece tale formula, accolta dal Nostro legislatore, ha indotto nell’immediato dopoguerra per evitare una proliferazione eccessiva di liste che non gioverebbe alla chiarezza della competizione elettorale?
Se la raccolta firme fosse resa accessibile, per modalità, per numero complessivo di sottoscrizioni da raccogliere e per soggetti atti ad autenticare, sarebbe semplicemente un primo passo della campagna elettorale di ciascun partito e perderebbe i connotati attuali di barriera insormontabile per gli onesti e barriera superabile per chi viola la legge.
12 “I soli oneri previsti dall’#Italicum è che essi costituiscano una associazione dotata di uno statuto democratico, e riescano a raccogliere il numero di firme necessario per la presentazione della lista: requisito indispensabile per evitare una proliferazione eccessiva di liste che non gioverebbe alla chiarezza della competizione elettorale.” (estratto da un post del #Senatore Pietro Ichino)
Dunque la raccolta delle firme “solo” per evitare una proliferazione eccessiva di liste che non gioverebbe alla chiarezza della competizione elettorale? E una prospettiva comparativa con le soluzioni adottare negli altri paesi dell’Unione Europea cosa suggerisce?
Sulla questione degli statuti democratici si apre una nuova partita molto problematica. Una cosa è avere organizzazioni contendibili, con congressi periodici nei quali gli iscritti possano far valere la propria scelta politica e sugli organi dirigenti; altro entrare nelle specifiche scelte delle forze politiche danneggiandole o premiandole in funzione di altri parametri. Oggi ad esempio Radicali Italiani che non prevede un collegio di probi-viri non può accedere al finanziamento del 2 per mille. Per i Radicali la scelta di non avere un collegio dei probi-viri è elemento qualificante, non una dimenticanza. Quindi questa nuova regola come si concilia con l’art. 49 della Costituzione? Come già detto io credo occorra un filtro di firme da raccogliere che non metta a diversi livelli di partenza chi è già dentro e chi è fuori dalle Istituzioni e che sia realizzato con le modalità semplici e pratiche illustrate.
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