Con grande piacere ospitiamo, tra gli intervistati sul tema della “raccolta firme” – “cambiamento o continuità”, il dott. Igor Boni, noto militante del Partito Radicale, presidente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, sostenitore di iniziative dell’area della sinistra liberale, che negli ultimi anni non ha esitato ad animare, con successo, campagne contro le “firme false”, sulla trasparenza delle istituzioni, sull’anagrafe degli eletti e dei nominati, e tante altre di cui è significativa l’attualità (da ultimo la campagna per la cannabis terapeutica).
Per coloro che ci seguono: anche in questo caso la pubblicazione si risolverà in due puntate.
PS: Grazie della adesione e della disponibilità dott. Boni.
1 Il prof. Carlo Fusaro già nel 2008 affermava che “La faccenda delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste di candidati alle elezioni politiche è ormai uno scandalo nazionale”? Lei cosa ne pensa?
Non per fare i primi della classe ma i Radicali da sempre denunciano al contempo la follia della legge stessa e le violazioni che costantemente vengono fatte da gran parte dei partiti in gran parte delle competizioni. Nel 2010, in piena campagna per le regionali Emma Bonino intraprese un pericoloso sciopero della fame e della sete per lanciare un’iniziativa “di speranza”, “per lottare fino all’ultimo”, per chiedere al governo “di trovare una soluzione a questo problema di illegalità nella raccolta firme per la presentazione delle liste alle elezioni”.
2 Il malcostume “partitocratico” è solo quello che ha abolito anche il solo fastidio di raccogliere le firme per le proprie liste elettorali ai partiti o gruppi politici con una “presenza qualificata” in Parlamento? Non è altrettanto assurdo costringere alla raccolta di sottoscrizioni coloro che, in un dato momento, non si sentono in alcun modo rappresentati da chi già siede alle Camere?
Il malcostume partitocratico vige in questo Paese da molte decine di anni e su praticamente tutti gli aspetti della vita politica. Si evita la raccolta firme a chi è già rappresentato, cioè in pratica agli unici che hanno in mano la quasi totalità degli autenticatori (i consiglieri comunali) e si impone la raccolta a chi non è rappresentato, in pratica perpetrando una esclusione in partenza. Quello che vige oggi in Italia è un sistema che protegge chi è dentro e tende a escludere chi sta fuori.
3 Sul piano giuridico si è generalizzato il principio che, in ogni tipo di elezione, le candidature devono essere munite di una “dimostrazione in vita” dei suoi membri, di seria consistenza e di un minimo di consenso attestato dalla sottoscrizione di un numero determinato di elettori.
Ma è ragionevole che l’unico ostacolo alla polverizzazione delle liste possa essere rappresentato dalla “raccolta firme” … per coloro che dentro “il palazzo” non si sentono rappresentati?
L’unico modo per evitare la polverizzazione è introdurre un sistema elettorale uninominale e maggioritario. La storia recente delle elezioni italiane ci dimostra che l’ostacolo della raccolta firme è fittizio per chi viola la legge e diviene quasi insormontabile per coloro che alla legge si adeguano.
4 Perché solo chi è già all’interno del palazzo è o può essere esentato dalla raccolta firme.
Il fatto di essere seduto su una “poltrona” è “dimostrazione di seria consistenza”?
Il solo fatto di sedere su una poltrona non rappresenta in alcun modo una reale consistenza nella società. I Radicali assai raramente sono stati seduti su una poltrona, ma sfido chiunque a dire che non abbiamo avuto e non abbiano un ruolo nella politica e nel cambiamento della società.
5 Molti (?!?) in questi ultimi mesi, rincorrendo il tema, si affannano a dire la propria sulla #leggelettorale ma pochi sono gli “addetti ai lavori” che si stanno occupando della questione “raccolta firme”? Cosa ne pensa di questo orientamento?
Che la partitocrazia solitamente produce leggi che essa stessa poi non rispetta. In particolare la questione delle firme è sempre stata considerata dai più un ostacolo da superare attraverso stratagemmi illegali (per violare la legge da loro approvata!); stratagemmi che spesso sono posti in essere senza nemmeno sapere che sono illegali. La violazione è divenuta talmente normale e ordinaria che in molti casi non vi è nemmeno la percezione di infrangere una legge.
6 Il problema rappresentato dalla “raccolta firme” incide direttamente sulla possibilita stessa di presentare liste e quindi sull’offerta elettorale: e l’offerta elettorale condiziona ovviamente prima di tutto il voto e poi i risultati del voto.
Possibile mai che la “libera iniziativa” sia di fatto ostacolata da un siffatto genere di filtro che nulla ha a che vedere con la validità e l’autorevolezza del sistema della #rappresentanza?
Come molti filtri della burocrazia italiana servono a colpire solo chi li rispetta mentre chi li aggira o li infrange resta impunto e va avanti. Il caso della Lombardia è paradigmatico: Formigoni (Firmigoni) ha violato in modo patente la legge sulle firme ma è restato per anni alla guida della Regione più importante d’Italia. E di casi Firmigoni è piena l’Italia.
7 Parafrasando Deirdre McCloskey “la buona “politica” funziona come un buon mercato, non in modo anonimo e meccanico … ma attraverso la fiducia, il dialogo e la persuasione.
In questo momento il serio rischio per la #rappresentanza è quella di vedere seriamente condizionata l’offerta politica da un adempimento che fiducia dialogo e persuasione lo vedono più che sintetizzato, liofilizzato? Con quale utilità? Evitare una frammentazione che invece “legge elettorale” e “regolamenti parlamentari” hanno ripetutamente sacrificato sull’altare di scelte che da ben altri fattori sono influenzate.
Oggi in Italia la raccolta firme non serve affatto a ridurre la frammentazione anche perché i controlli sono inefficaci e insufficienti rispetto alle evidenti violazioni. In alcune tornate elettorali, compresa l’ultima torinese, se fossero vere tutte le firme depositate vi sarebbero percentuali di firmatari rispetto al totale degli elettori assolutamente incredibili (nel senso letterale che non vi si può credere). Sono solo le leggi elettorali e i regolamenti che possono ridurre la frammentazione.
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