Il mese scorso si è tenuta in Svizzera una consultazione referendaria che aveva lo scopo di indurre la cittadinanza a riflettere sulla spropositata differenziazione nelle retribuzioni dei manager rispetto al “normale” impiegato. Una differenza che:
- secondo gli evidenti auspici degli organizzatori, doveva limitare questa ingiustificata differenza;
- (forse?) non trova giustificazione alcuna nella “prestazione” del destinatario, nel suo intrinseco valore, nelle sue responsabilità.
Nelle scorse settimane con la formula della petizione, istituto che molti di Noi cittadini italiani sconoscono (per non parlare dei Nostri eletti e rappresentanti che trascurano “corporativisticamente”) FARE ha cominciato una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione unica nel suo genere.
Brillante per la sua semplicità. Coagulante per lo spettro dei cittadini che si auspica di attrarre.
Nei giorni scorsi mi sono invece ritrovato a soffermarmi sulla lezione 151 delle più note Lezioni di Politica Sociale di Luigi Einaudi.
Lezione che non so dire se profetica più che colma di profondo idealismo ma che certamente nella sua semplicità merita di essere riletta ad alta voce. Perché accomuna, pur a distanza di tanti anni, un’iniziativa di cittadinanza attiva che non può essere trascurata. Anche perché offre occasione, ad un neofita di certe questioni come il sottoscritto, di ricordare (e celebrare – guarda caso un’altra ricorrenza –) un Nostro saggio Presidente della Repubblica e che deve ricordare agli aderenti al movimento più d’uno dei punti dai Noi sottoscritti:
“E’ un paese dove non esistono i ricchissimi e dove il numero dei grandi va ripidamente diminuendo; dove le fortune non tendono ad uguagliarsi, ma il distacco fra i redditi minimi e massimi va scemando, dove la confederazione ed i cantoni acquistano sempre nuovi compiti sociali ed economici, dopo lunghe e defatiganti discussioni le quali si concludono in assensi quasi unanimi; dove comuni, cantoni e confederazione sono gelosi tutori delle proprie autonomie e non soffrono invadenze altrui … essendo tante le forze sociali, di artigiani, di contadini, di proprietari, di industriali, di commercianti, di professionisti, le quali sono indipendenti dallo Stato e fra loro contrastanti, la tirannia non trova il luogo propizio al suo prosperare e la libertà amata dall’uomo comune trionfa ed ai nostri occhi invidiosi appare incrollabile. …
Esistono numerosi dipendenti dallo Stato: ma dipendono da enti diversi ed autonomi … I dipendenti pubblici talvolta sono eletti dal popolo, talaltra sono nominati dai superiori; e spesso non hanno dinanzi a sé una carriera, l’ambizione di percorrere la quale li renda mancipi ed adulatori dei superiori. …
Voi che mi avete ascoltato, mi avete già perdonato e al di là del linguaggio, talvolta apparentemente oratorio, avete visto il contenuto, che è puramente di esposizione di relazioni di interdipendenza e di causalità.”
Utopia? Idealismo? O semplici relazioni di interdipendenza e di causalità?
Per quanto mi riguarda, semplicemente e modestamente, riflessioni ad alta voce.
Sperando che la ricerca obiettiva monti di aiuto e rimpolpi la volontà di successo dell’iniziativa “Non più alto del Colle”.
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